È
uno dei miei brani che ha avuto più successo, e che
qualcuno ha avuto il coraggio di usare contro il divorzio
nel periodo del referendum.
All’inizio questa canzone non mi sembrava interessante,
perché la sentivo molto facile. Poi con il tempo ho
capito che se si riesce ad esprimere un concetto con poche
parole e poche note il risultato è molto più
efficace di una ballata fiume.
Io Che Amo Solo Te è stato il mio
più grande successo, e ancora oggi mi rende parecchi
soldini. All’epoca vendette 650.000 copie anche grazie
ad una grossa promozione. Ricordo che mi resi conto del successo
di questa canzone quando a Bologna la sentii fischiettare
da un panettiere che andava a fare le consegne in bicicletta.
Nel nostro mestiere non si può non aver avuto il successo
almeno una volta, è una componente essenziale da cui
non si può prescindere.
[da “Sergio
Endrigo” (Lato Side Editori, 1982)] |
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Mi
ero innamorato di una segretaria e per lei ho scritto in venti
minuti Io Che Amo Solo Te e pensavo di inciderla
come un madrigale d’amore, con un’atmosfera molto
contenuta. Quando la feci sentire a Nanni Ricordi a lui piacque
da morire e Bacalov fece questo arrangiamento così
maestoso, con l’introduzione degli archi e tutto il
resto. Il direttore dell’ufficio vendite, il signor
Pulvirenti, non voleva far uscire il disco perché in
quel periodo andavano di moda quelle che noi chiamavamo in
gergo le “sedakate”, da Neil Sedaka: arrangiamenti
che cominciavano con otto misure di batteria e poi partiva
la canzone, mentre invece Io Che Amo Solo Te
aveva un’introduzione di archi molto lenta, e secondo
loro non poteva funzionare.
[da “Sergio
Endrigo. La Voce Dell’Uomo” (Edizioni
Associate, 2002)] |
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