note
discografiche
Dalla malinconia all’invettiva,
dal paradosso al nonsense: lo stile di Sergio Endrigo non si presta
a comode catalogazioni, così vivo, ingenuo, vario, instabile,
incline sempre all’avventura. La voce di questo giovane cantante
sembra giungere da molto lontano, estranea com’è ad
ogni formula, ad ogni compiacimento. A riascoltarla, ci si convince
sempre più di trovarci di fronte ad un’accorata vocazione
musicale che ha poco o nulla da spartire con le mode e le civetterie
della musica leggera d’oggi. Nato a Pola vent’otto anni
fa, il neo-trovatore Sergio Endrigo sembra aver sostituito, nei
suoi vagabondaggi per l’Europa, le corti provenzali con le
balere e le stridette di periferia; l’”amor cortese”
di classica memoria con quello più amaramente vero da cantare
fino all’ultimo respiro: sentite quanta dolcezza la sua voce
evoca figure, psicologie ed umori del nostro tempo. Dalla desolata
tristezza di Aria Di Neve, fino al diaretto magico
di Io Che Amo Solo Te, le canzoni qui raccolte
danno vita ad una sorta di defilè sentimentale: come assistere,
si passi il termine, a uno streap-tease di stati d’animo autentici.
E talvolta, come ne La Brava Gente o ne La
Dolce Estate, le canzoni tendono alla solitudine assoluta,
nella pura contemplazione di un’esperienza d’amore.
Che nell’era dei transistor e dei juke-box stia nascendo proprio
in Italia un nuovo Jaufrè Rudel a 33 giri? All’antica
viola Endrigo, naturalmente, ha contrapposto la sua chitarra. Non
abbiamo però soltanto “amore di terra lontana”,
rimpianti, stagioni che se ne vanno, addii, strazianti attese, ma
un tono più popolare e schietto, un sagace taglio melodico,
un’ispirazione spregiudicatamente moderna. Straordinari risultati
non mancano: come quel drammatico Basta Così
dagli intensi chiaroscuri, Il Soldato Di Napoleone
su testo di Paroline, e soprattutto la ballata dal titolo Via
Broletto 34 “Ora dorme e sul suo bel viso - c’è
l’ombra di un sorriso - ma proprio sotto il cuore - ha un
forellino rosso - rosso come un fiore”. Sorriso - viso,
fiore - cuore: le stesse rime che incantarono Umberto Saba, le più
difficili rime del mondo, come il poeta ebbe a scrivere. Usandole,
queste rime, al momento essenziale, si può essere “sublimi”,
come viceversa, usandole a sproposito, si rischia il fondo della
banalità. Il problema di Endrigo compositore sta proprio
qui: egli compone sul filo d’un rasoio, tra il sublime e il
banale; che è, in fondo, l’umile quanto impervio sentiero
per giungere alla poesia. Ma il più libero e autentico spirito
di questo imprevedibile “chansonnier” è da rinvenire
in quella sanguigna, anarchica ballata che si chiama Viva
Maddalena, è una ballata da cantare a perdifiato:
“Viva Maddalena che regala notti bianche..... son finite
le vacche magre..... la quaresima è finita.....”:
è un grido istintivo nella jungla pietrificata delle melodie
d’oggi.
[Gaio Fratini] |
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